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In fondo la mia vita è la storia dei tentativi che ho fatto di tenere i piedi per terra senza mai smettere di alzare gli occhi al cielo.

M.G

martedì 24 luglio 2012

Il pianista (Parte 2)


Occhi negli occhi.
E sembra di guardarsi da un'eternità.
Brividi...

Il mio corpo, immobile nella sabbia, fa da ostacolo al vento che soffia dal mare.
Mi sembra quasi di percepire tutti i granelli di sabbia che si sollevano, liberi, dalla spiaggia.
La sua figura, immobile e perfetta, risplende alla luce quasi fosse una statua di marmo.
Solenne, ma non così maestosa da incutere paura.
Dolce.

E continuo a guardarlo.
Mi sembra di non saper fare altro.
In questo momento i miei occhi esistono solo per lui.

Lo vedo indietreggiare e in un attimo scompare dalla mia visuale.
Mi muovo in direzione della casa.
Mi fermo.
A pochi metri una piccola scala conduce alla porta d'ingresso.
Una porta bianca, di legno laccato si spalanca difronte a me.
Lui è sull'uscio.


<<Posso aiutarti??>> sussurra lentamente.
<<Cosa??>> la mia voce trema.
<<Hai l'aria di una che si è persa>> e sorride, <<allora, posso esserti d'aiuto?>>
<<Grazie, ma non mi sono persa>> rispondo un pò impacciata, << stavo passeggiando>>.
Lui continua a sorridere e piano piano si muove verso di me.
Scende i piccoli gradini della scala che porta dall'ingresso alla spiaggia.
Si ferma.

Un ragazzo alto mi si para davanti.
Il fisico asciutto ma non esile passa in secondo piano rispetto alla perfezione del viso.

I lineamenti del viso delicati ma non eccessivamente, quel tanto che basta per non farlo sembrare troppo rude.
Due occhi grandi, verdi, luminosi e profondi sono focalizzati su di me. Mi sembra quasi che la mia figura si rifletta al loro interno.
Un sorriso ampio mostra denti bianchi e perfetti.

<<Per essere una che ha solo passeggiato sembri piuttosto affaticata, posso offrirti un bicchiere d'acqua?>> dice in maniera melodiosa senza distogliere lo sguardo dal mio.

-Affaticata? Sembro affaticata? Oddio, la corsa!! Devo avere un aspetto orrendo... -

La mia mano si muove in direzione della fronte. Mi asciugo qualche goccia di sudore.
Non so che rispondere.
Panico.
Lui si accorge della mia agitazione.

<<Ti chiedo scusa, non volevo metterti in difficoltà>>

Penso in fretta e decido di rompere il silenzio.
<<Scusami tu, a dire il vero gradirei volentieri un pò d'acqua>> e accenno un sorriso, <<sai, più che camminato ho fatto una corsetta>>.
<<Bene!>> replica lui, <<allora seguimi>> e mi porge una mano.


-No, no, questo non è vero. Non può avermi chiesto di entrare. Non è possibile! Pensa Serena, pensa! Ci dev'essere un modo garbato per rifiutare il suo invito. In fin dei conti non lo conosci, sarebbe rischioso entrare in casa di uno sconosciuto. Oh, che situazione!-

Mi guardo i piedi nudi.
Ci sono!!!
<< Oh, sei gentile, davvero. Ma ho i piedi tutti sporchi e non credo sia il caso di imbrattarti casa>> dico lentamente.
Lui percepisce il mio imbarazzo.
<<Mettiti comoda sulle scale allora, ti raggiungo subito col bicchiere d'acqua>> e sorride ancora.
Gli risulta così semplice sorridere.
Ed è meraviglioso.

Anche io vorrei riuscire a sorridere con facilità, senza per forza aver bisogno di un motivo preciso, ma non ci riesco più.
Sarà che la vita mi ha messa a dura prova.
Che a volte il sorriso mi è stato strappato con la forza.
Sarà che ho paura di essere felice.
Sarà...


<<Grazie>> è tutto quello che riesce ad uscire dalla mia bocca.

Apre la porta di casa ed entra.
Mi volto per guardare all'interno dell'abitazione.
Riesco a vedere solo un divano in tessuto, arancione come le tende, e un tavolinetto in legno chiaro.
Sul tavolo c'è un piccolo vaso con dei girasoli.
Sembra un ingresso ben illuminato, e forse questo effetto dipende anche dalla tinta dei muri, un giallo pallidissimo. Ma quello che colpisce di più dei muri è che sono spogli. 
C'è solo un grande quadro, alle spalle del divano, che ritrae una donna affianco ad una barca blu.
Il quadro sembra dipinto a mano.
La donna è in piedi, indossa un vestito lungo e bianco e sorride appoggiando parte del corpo alla barca, che si trova arenata sulla spiaggia. Alle spalle il mare fa da sfondo.
L'armonia che c'è nel dipinto la si carpisce guardandolo.

Dopo qualche minuto lui arriva. 
In mano ha un grande bicchiere di vetro.
Me lo porge.
<<Ecco la tua acqua>> esclama.
Si siede accanto a me sui gradini.
Prendo il bicchiere, << grazie mille>> aggiungo.
Bevo a piccoli sorsi, l'acqua è molto fredda.
<<Io sono Daniel, non ci siamo ancora presentati>> mi porge la mano destra, sorridendo.
<<Hai ragione, io sono Serena>> e accompagno la frase porgendogli la mano a mia volta.
<<Allora Serena, come mai correvi tutta sola, di notte, sulla spiaggia?>>.
Do un'occhiata alle bollicine che salgono a galla dal mio bicchiere, poi ritorno a guardarlo.
<<Beh, ero in cerca d'ispirazione e ho pensato di trovarla passeggiando. Mentre camminavo però ho sentito la tua musica, e ho corso seguendo le note del pianoforte. Ed eccomi qui>>.
<<In cerca d'ispirazione?>>, mi chiede.
<<Si>> rispondo, <<sono una scrittrice>>.
<<Una scrittrice. Dev'essere meraviglioso creare una storia dal nulla>>.
<<Beh, diciamo che non creo dal nulla, do forma ai miei pensieri>> sorrido, << e tu invece?>> chiedo un pò esitante, << tu cosa fai nella vita?>>.
<<Sono un pianista>> , dice dolcemente.
<<La canzone che ho sentito era straordinaria. Anzi, straordinaria è dire poco. Mi ha commossa>>.
<<Ti ringrazio, sono felice che hai apprezzato>>, abbozza un sorriso nostalgico.
<<Io non m'intendo di musica classica. Ma è bella davvero. Cos'è, Chopin? >>.
Lui ride.
Faccio una smorfia per mostrargli la mia perplessità.
<<A dire il vero l'ho scritta io. Ma ti ringrazio per avermi paragonato a Chopin>> sorride.
Le guance si colorano di rosso.
Quasi vorrei scomparire.
<<E' stupenda. Davvero. E' emozionante. Qualsiasi cosa ti abbia spinto a scriverla si percepisce. E' come se stessi componendo un messaggio piagiando i tasti del piano. Non so spiegarti>>.
La nostalgia e la tristezza compaiono sul suo volto perfetto, senza imbruttirlo.
<<Ah si?! E che messaggio hai carpito?>>.
<<Beh, io non so di preciso. Cioè... Mi è sembrato un messaggio d'amore>>, lo guardo imbarazzata ed agitata con la coda dell'occhio.
<<D'amore...>> ripete scandendo bene le parole, <<Amavo molto la persona per la quale ho scritto la canzone>>.
<<Amavi?! Vi siete lasciati?>> chiedo incuriosita.
<<Non ci siamo lasciati. Me l'hanno portata via...>, i suoi occhi brillano.
<<Mi dispiace, davvero. E' terribile quando ti portano via qualcuno che ami. Ma non hai provato a fare qualcosa per riaverla indietro?>>.
Mi guarda con gli occhi spenti.
<<Non potevo riaverla indietro. Non più...>>.
Lo guardo disorientata.
<<Vedi, tu hai ragione dicendo che me l'ha portata via qualcuno. Ma quel qualcuno non me la può più restituire. Maledico e prego quel Qualcuno ogni notte per quello che ha fatto. Ma è inutile. Non posso più riaverla...>> , si passa una mano fra i capelli castani.
<<Vedi, quando quel Qualcuno si chiama Dio c'è poco da fare...>>, mi guarda disperato.
Il cuore si ferma. Il respiro si blocca.
Resto incredula a guardarlo, mentre sembra voler gettare fuori tutta la sua amarezza.
Resto in silenzio in attesa che ricominci a parlare.
Prende un bel respiro e ricomincia a parlare.
<<Forse una storia triste non è il genere d'ispirazione che cerchi>>, abbozza un sorriso.
<<Sono qui per ascoltarti...>>, lo rassicuro.
<<E' una storia un pò lunga>>, mi dice quasi a volermi scoraggiare.
<<Ho tutto il tempo che vuoi>>.
Finisco l'acqua, poso il bicchiere accanto a me sul gradino e mi appresto a sentire la sua storia...


*SE HAI PERSO LA PRIMA PARTE CLICCA QUI:Il pianista (parte 1) *

ED ECCO A VOI LA SECONDA PARTE DEL RACCONTO!! :) CONTO DI TERMINARLO A BREVE.. :) SPERO CHE VI PIACCIA!! :*

3 commenti:

  1. A me piace.
    Scrivi bene.
    Aspetto il seguito!

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  2. Già mi sono commossa :') ... è una storia coinvolgente nella sua semplicità...è come se io stessa fossi all'interno del racconto e vivessi accanto ai protagonisti le loro stesse emozioni....come una spettatrice lontana e vicina nel contempo. Spero di poter leggere presto il seguito :D

    RispondiElimina

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