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In fondo la mia vita è la storia dei tentativi che ho fatto di tenere i piedi per terra senza mai smettere di alzare gli occhi al cielo.

M.G

sabato 8 dicembre 2012

Non volevo che fosse semplice... Volevo che ne valesse la pena...

Nonostante sia passato un pò di tempo dal mio ultimo post, la situazione è rimasta quasi invariata.
L'unica cosa che è cambiata è la fiducia in me stessa, è crollata di nuovo.
So che non dovrei far dipendere le mie sicurezze dagli altri, ma cercare conferme all'esterno è proprio più forte di me.

Siamo usciti varie volte.
Abbiamo parlato tanto.
Ci siamo capiti.
Abbiamo litigato.
Ci siamo baciati.
Ci siamo voluti.
Ci siamo allontanati.
Ci siamo fraintesi.
Ci siamo riappacificati.
Ci siamo ignorati.
Ci siamo cercati.
Ci siamo allontanati ancora...

Ma torniamo sempre allo stesso identico punto.
Il nostro rapporto sembra un cerchio.
Anzi no, sembra un vortice.
Io mi trovo al centro.
Sommersa da mille perplessità, da mille interrogativi.
E Vedo tutto con poca chiarezza.
Ma ho la sensazione che lui abbia più lucidità di me.
Che lui dal cerchio è fuori.
Che vive le cose con più disinteresse.
Che è convinto che io ci sono e ci sarò sempre.

Perchè per quanti sbagli abbia fatto, io l'ho sempre capito.
L'ho sempre giustificato...
L'ho sempre perdonato...

Perchè in fondo i suoi errori erano dettati dall'insicurezza e dalla paura.
Perchè in fondo lui non si rendeva neanche conto di sbagliare.

Ma se c'è una cosa che ho capito è che sono stata io a sbagliare.

Ho sbagliato a vedere in lui tutta questa confusione.
Perchè le sue idee sono fin troppo chiare: la priorità alle cose importanti, e io non sempre ne faccio parte.
Anzi...

Nella sua lunga lista di impegni io ricopro un posto molto misero.

Sento di non riuscire più a capire i suoi gesti.
Sento di non capire più Perchè prima mi chiede chiarezza e poi è il primo ad essere ambiguo.
IO non capisco più che interesse abbia nei miei confronti.

Prima diceva che con me sarebbe stato capace di lasciarsi andare.
Ora lo vedo sugli attenti.
Fermo sulla difensiva.

Sento quasi che mi stia Evitando.

E non capisco il senso di trascinate ancora questa cosa, da parte sua.
Perchè da parte mia so che sopporto Perchè mi sono innamorata.
E anche se mi sono innamorata ho provato varie volte a porre fine alla situazione.
Lui me l'ha sempre impedito.
Perchè lui a me ci tiene..
Solo che per fare bene le cose deve andate con calma.

E dopo queste parole, io divento paziente di nuovo.

Ma anche l'amore ha dei limiti, come la pazienza.

E io non riesco più a tollerare questo interesse ambiguo e relativo.

Vorrei dare uno sbocco a questa situazione.

Vorrei dare un senso a questi stupidi sentimenti.

Ho contribuito a creare questo rapporto incoerente, ed oggi me ne pento.
E sono in cerca di un rimedio, se c'è...

Ecco, sono qui, dopo un altro mese, ancora più presa e confusa di prima.

Un'altra volta in balia dei miei sentimenti.
Un'altra volta preda del volere altrui.

Non volevo che la cosa fosse facile...
Volevo solo che valesse la pena di soffrire un po'...
Volevo che i miei sentimenti venissero ricambiati con disinteresse.

Che strano il destino... Prima ti lancia una nuova sfida e ti fa credere
di poter raggiungere un nuovo traguardo,
e poi ti lascia con un pugno di mosche in mano...

domenica 14 ottobre 2012

Si chiude una porta... si apre un porta identica alla precedente

 Il mio errore più grande è quello di non imparare mai dai miei errori precedenti.
O forse imparo qualcosa dopo l'impatto iniziale e poi col passare del tempo dimentico.
Il mio errore è quello di essere fiduciosa.
Di credere nelle persone.
Di concedere me stessa senza riserve.


Io sono così...

Maledettamente poco costruita.
Odiosamente sincera, sempre.
Dannatamente istintiva prima e riflessiva poi...


Io sono così, e non mi pento di quello che sono.

Mi pento delle conseguenze che questo mio essere mi portano...

Senza titolo




Un mese fa ho provato a spazzare via le ultime briciole del rapporto che mi legavano ad R. , il ragazzo di cui mi ero innamorata mentre ero ancora fidanzata col mio ex.
Una situazione difficile che mi ha fatta soffrire parecchio.
Che mi ha provocato sacrifici immensi.

Un dolore che adesso è passato.

Passato perchè ora sto "male" per altro.
O forse dovrei dire altri...

Questa persona l'ho conosciuta un pò di tempo fa.

Situazione analoga a quella con R.

Lui fidanzato, io e lui che uscivamo nella stessa comitiva.
Rapporto pressoché inesistente, contornato da discorsi poco impegnativi e frasi di circostanza.
Lui e la ragazza che arrivano alla rottura.
Lui che sta male.
Io che provo un dispiacere profondo per questa sua condizione.
Io e lui che ci avviciniamo.
Lui che con me sta bene.
Io che con lui sto bene.
Lui che vuole voltare pagina.
Io che gli sono vicina.
Lui che poi è confuso.
Io che poi sto male...

Sempre gli stessi schemi.

Ormai comincio ad essere convinta che in me ci sia qualcosa di tremendamente sbagliato.
Qualcosa che mi porta a ripercorrere sempre gli stessi passi.
Una vita che di evolversi proprio non ha voglia...


Rispetto a quello che avevo con R. il rapporto che si è instaurato con questo ragazzo è più sincero.

E l'unico "problema" che con me gli impedisce di fare passi in avanti o di ritrattare quelli già compiuti, è che ancora non se la sente.

Che di andare avanti con la sua vita lui ne ha una gran voglia.

Perchè sente la necessità di dare importanza a se stesso e a tutte le esigenze che tempo fa aveva compresso o sacrificato.

Che lui con me sta bene... Tanto... Forse troppo...

Ma la tempistica è sbagliata.

La sua storia precedente ed importante è finita da troppo poco tempo (un mese e mezzo) e lui deve ancora ricostruire i suoi equilibri.

Deve ancora fare i conti col passato.

Deve metabolizzare.

Ha bisogno di tempo, perchè la serenità non si recupera con la stessa velocità con la quale la si perde.

C'è bisogno di impegnarsi.

C'è bisogno di forza di volontà.



Io vorrei stargli vicino, perchè per il momento abbiamo costruito un bel rapporto.

Ma sono bloccata a mia volta.

Ho paura che la sua confusione possa confondere anche me.

Ho paura di non essere abbastanza forte per sostenere la sua attuale fragilità.

Ho paura di andare in pezzi di nuovo...

Tra di noi si stava creando qualcosa.

Ma siamo andati troppo veloci e ora lui sta rallentando.

Vorrei assecondare i suoi ritmi, perchè sento che è una persona per cui potrebbe valerne la pena.

Ma ho paura che se lui non riuscisse a fare più passi in avanti,
ancora una volta sarei io a farne le spese...

domenica 7 ottobre 2012

Un mese della mia vita che avete perso...

Eccomi qui, a più di un mese di distanza dall'ultimo post.
È stato un periodo difficile, e devo dire che sono cambiate parecchie cose...
Proverò a spiegarvi poco per volta coi prossimi post.
Per ora godetevi i primi aggiornamenti!! :)

my love

Quasi un mese fa ero qui a scrivere di un ragazzo.
Credo che sia stato quello che mi ha provocato più sofferenza tra tutti quelli che mi hanno fatto patire le pene d'amore.

Ho provato a riprendere i contatti con lui, ma lui non ha voluto.
L'ho cercato dopo mesi e mesi di distacco.
Ho provato a rimettere in piedi il nostro rapporto incerto.
Volevo dare uno sbocco a quella situazione.
Ero pronta a qualsiasi risultato.
Volevo correre dei rischi.
Volevo incontrarlo e volevo parlargli.
Volevo capire da lui e dalla sua bocca cos'eravamo.

Ma alla fine ho capito lo stesso...

Il suo silenzio è stato eloquente...

E allora dopo pianti su pianti, quella porta semi chiusa che lui si era lasciato alle spalle correndo via da me, l'ho chiusa io.
Le ho dato un calcio, uno di quelli decisi.
Volevo sentirla sbattere... Volevo sentire che fosse finita.
Finita per davvero...

E se prima fantasticavo su di me e su di lui insieme, adesso non lo faccio più.
Ho acquisito una grande consapevolezza: non sarebbe mai stato in grado di darmi l'amore che io tanto cercavo e che cerco.

Un amore vero e sincero.
Un sentimento naturale che non c'è bisogno di chiedere nè di pretendere.

Uno come lui non è abituato ad amare sul serio.
Ha sofferto per amore e ha deciso di non lasciarsi più andare.
E per quanto io abbia sperato di potergli sciogliere il cuore, ho soltanto visto il mio andare in pezzi.

Così, tra una delusione e un'altra ancora, ho raccolto i cocci di cuore che ho trovato e ho provato a rincollare il tutto.
Ho recuperato la dignità dalle suole delle mie scarpe... e l'ho rimessa in cima.
Ho raccolto tutti i momenti passati con lui, tutti i ricordi e le sensazioni e ho rinchiuso tutto in una scatola.
Mi ci è voluto tanto scoach e tanta pazienza per far si che le emozioni non fuoriuscissero più, ma alla fine su quella maledetta scatola sono riuscita a scrivere la parola PASSATO...

Dio solo sa quanta fatica mi è costata.

Adesso, voltandomi indietro, vedo una me molto bambina.
Una me troppo ingenua.
Una me che credeva ancora nelle favole.
Una me che voleva sempre vedere il positivo in un mare di negatività.
Una me debole.
Una me vittima.
Una me stupida.

Una me innamorata e ceca.

Adesso mi sento più forte.
Mi sento cresciuta.
Mi sento migliore...

E' incredibile che per ritrovare me stessa ho dovuto, per l'ennesima volta, perdere qualcuno che ritenevo importante.

martedì 4 settembre 2012

Incontro

feeling claustrophobic.


Ieri ti ho visto.
Sarà che pioveva, ma mi hai trapassato il cuore come un fulmine.
Veloce...
Silenzioso...
Letale...

Mi hai guardata e mi hai sorrisa.
Come se non fosse successo nulla!
Come se fosse tutto maledettamente uguale a prima.

Eri con la tua migliore amica.
Quella che ha il mio stesso nome.
Quella di cui io sono gelosa.
Ma questo non te l'ho mai detto.
So bene che la consideri solo un'amica.
Ma mi sono sempre sentita in competizione con lei.
Perchè lei ha molti più problemi di me.
E tu sei sempre stato pronto a risollevarla e a starle accanto.
A volte, lo ammetto, sono stata gelosa dei suoi guai.
Lei mi toglieva spazio...
E io non lo sopportavo.
Che stupida egoista!!

Sei entrato in negozio.
Io ero col tuo miglior amico, per così dire.
Quello che io conosco da una vita e che fa parte delle tue amicizie solo da poco.
Parlavamo tranquillamente.
Poi sei arrivato tu, con lei.
E mi hai sconvolta.

Con me hai interagito poco.
Io non te ne ho dato modo.
Ero troppo nervosa.
Troppo in ansia.
E tu non sei sembrato turbato dalla situazione.

Non ti parlavo.
Non ti guardavo.

Ti ho persino odiato...

Sono uscita fuori col telefono in mano.
Cercavo qualcuno con cui parlare.
Tu non sei uscito.
Sei rimasto dentro, con i tuoi amici.
E allora ho chiamato anch'io un'amica.
Non sapevo che fare.
Volevo solo sfogarmi.

Ogni tanto ti guardavo mentre ero al telefono.
Gli sguardi si sono incrociati.

La tua espressione era quella di sempre...

E i tuoi occhi li ho disprezzati ancora di più.

Ora mi terrorizzano.

Non sono occhi normali i tuoi.
Ti guardano all'interno.
Percepiscono ogni emozione.

Un tempo li amavo.
Mi facevo scrutare dentro, per bene.
Giusto per giocare ad armi pari.
Perchè io ti capivo in un istante.

Ora non ti capisco più...

E quegli occhi li odio.
Terribilmente...

E vorrei detestarti...
Lo ripeto a me stessa come un mantra.
Sperando che queste parole penetrino la mia mente.
Ma riesco ad odiarti per poco.

Volerti bene è diventata una condanna...

Sono andata via dal negozio nell'agitazione più totale.
Frastornata...
Come un drogato sotto l'effetto di una dose pesante.

E sono tornata a casa.
E sono stata male.
Perchè il dolore provocato dai pensieri lo posso sopportare.
Ma il dolore ieri è diventato fisico.
E così anche il giorno prima, e il giorno prima ancora.

Vedevo il mio corpo piegato in due.
E non riuscivo a reagire.
Nelle lacrime speravo di trovare un pò di sollievo.
Nel mio letto speravo di trovare un porto sicuro nel quale rifugiarmi.
Sepravo che appena si fosse esaurito il mio dolore sarei riuscita ad addormentarmi.

Quando ci sono riuscita ho fatto degli incubi terribili.

Io non so cosa mi succederà.
E non so neanche cosa accadrà a te.
Non m'importa più di nulla...

E non sono più sicura di nulla.

L'unica certezza che ho è che quando sarà il momento parleremo ancora.

Dovesse anche essere solo per la nostra ultima conversazione...

lunedì 3 settembre 2012

Un buco nell'acqua?!

Senza titolo
Sabato finalmente ce l'ho fatta.
Ti ho mandato un messaggio.
Ti ho detto qualche frase di circostanza.
Poi ti ho chiesto di farmi compagnia per una sigaretta.
Che io tra l'altro non fumo neanche.
Ma che mi è saltato in mente?!

Non hai risposto.

Sapevo già come sarebbe andata, ma non sono riuscita a trattenermi.
Non posso proteggere me stessa dai miei sentimenti.
Dovrei solo proteggermi da te.
Ma benché il tuo comportamento sia a dir poco vergognoso, non riesco ad odiarti.
Penso che hai i tuoi motivi per non rispondere.
Penso a giustificarti.
Non so Perchè lo faccio, non traggo nessun beneficio da tutto questo.

Chissà se un giorno perderò la stima che ho nei tuoi confronti...
Stai facendo di tutto per farmi demordere.

Ti giuro che se riuscissi a piangere lo farei, ma non riesco a versare neanche una lacrima.
La rabbia è troppo grande e sovrasta qualsiasi cosa.
Tra l'altro è paradossale che l'unico che potrebbe consolarmi saresti proprio tu...

Mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in me adesso.
Mi chiedo cos'ho fatto per provocare questa reazione in te.
Mi chiedo perchè fai così.

Vorrei metterti da parte, davvero.
E se di te m'importasse poco probabilmente lo farei.
Ma non ci riesco.

Mi stai ponendo avanti una barriera.
Ma io intendo sfondarla.

Voglio la mia dannata spiegazione.

Non ho più voglia neanche che sia una risposta positiva.
Voglio solo che tu mi risponda.

Mi sembra che tutta la mia determinazione serva solo a fare un buco nell'acqua con te.

Mi chiedo se è solo una questione di tempo.
Se le cose si risolveranno col passare dei giorni.
Se c'è solo bisogno di perseverare.
Se non posso più porre rimedio.

Mi chiedo se a me ogni tanto ci pensi.
Se ignorare i miei messaggi ti costa almeno un pò di fatica.
Se sei deciso a non ritornare, questa volta.

Mi chiedo come fare a ricontattarti se mi sbarri la strada.
Odio il fatto che tempo fa eri tu che me la spianavi...

sabato 1 settembre 2012

Questione di un bacio...

My lips search for your lips, I'm hungry for your touch

Una volta hai detto che eri soddisfatto della tua vita.
Che ti piaceva perchè facevi sempre quello che volevi.
Che anche se sbagliavi eri contento, purchè l'errore dipendesse dalle tue convinzioni.
Che sei uno che rischia, perchè vivere di rimpianti non è nel tuo stile...

Eppure con me hai preferito non rischiare...
E hai fatto retromarcia per non far evolvere il nostro rapporto.
Con me è stato più facile andare via...
Ma sei fuggito lasciando una porta semi chiusa, in modo da poterla riaprire, se vorrai.

A pensarci bene sono una stupida.
Perchè non riesco a mandarti via dalla mia testa.
Perchè il solo pensarti mi fa tremare le gambe.
Il solo ricordarti manda in tilt i miei sensi.

Forse di te, un pò mi sono innamorata.
Ma non eccessivamente...
Quel poco che basta per spiegare tutta l'avversione che ho
per i nostri ricordi, adesso che non ti fai più sentire.
Quel poco che serve a spiegare perchè mi addormento pensandoti e
perchè mi logoro pensando che non mi pensi.
Quel poco che basta per farmi sentire ridicola ogni volta che fantastico su di te.

Forse hai fatto bene a scappare da me...

Tra di noi sarebbe potuta essere una cosa seria.

E io ho paura adesso come ne avevo allora...

Se avessimo ceduto alla voglia di stare insieme, ogni volta che
ce n'è stata l'occasione, non sarebbe stato un episodio unico nè sporadico.
Forse è per questo che abbiamo deciso di reprimerci.

Ci volevamo troppo bene per essere semplici amici
che si vedevano per dar sfogo alle proprie pulsioni.
Ma avevamo troppa paura per essere di più.

Così abbiamo sempre fatto finta di non renderci conto di quanto fossimo compatibili.

E siamo andati avanti costruendo un rapporto a metà...
Nè una vera amicizia nè nient'altro...

Ma se ci volevamo così tanto, cosa dovevamo temere?
Di volerci sempre di più?!

Cosa c'era di male se quando stavamo insieme il tuo cuore batteva più forte?!
- Dio, è un rumore che non riesco a cancellare... -

Vorrei tanto parlarti.
Chiederti perchè ogni volta provi a frantumare uno dei rapporti più sinceri che tu sia riuscito a costruire.
Perchè tenti prima di demolire quello che abbiamo condiviso e poi ti affatichi per rimettere tutto in piedi.

Non so bene se tu sia un egoista, un codardo, un menefreghista.

Ma se c'è qualcosa, se davvero c'è ancora qualcosa, forse evitandomi ti ferisci più di quanto tu non ferisca me.

Vorrei che tu mi parlassi e mi dicessi tutta la verità...
Che ero diventata una necessità per te come tu lo eri e lo sei per me.

E vorrei che poi tu, all'improvviso, fermassi le tue parole con quel bacio che
abbiamo sempre rimandato.

Ora ho bisogno delle tue labbra più che mai.

venerdì 31 agosto 2012

"Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine"...

Ophelia.

Volevo scrivere qualcosa che parlasse di come mi sento adesso. Di tutta la confusine che mi domina, di tutta la voglia che mi anima e della paura che mi paralizza... E poi ho trovato questa poesia, e non c'è stato più bisogno di scrivere...

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno
gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso ,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità

Martha Medeiros

mercoledì 29 agosto 2012

Non sono la figlia perfetta

Eccolo, l'ennesimo litigio con mio padre finito con una frase amara di chiusura e tante lacrime.
E di lacrime per colpa sua ne verso tante.
Perchè non sono la figlia perfetta che lui vorrebbe, ma la mia voglia di compiacerlo è così grande che quando non ci riesco sto male.
Sono sempre stata una ragazza ribelle, ma non ho mai dato problemi di natura seria ai miei genitori.
Ho sempre avuto la testa sulle spalle, e gli ho sempre dato modo di fidarsi di me.
Purtroppo una rottura si è avuta dopo l'inizio della mia carriera universitaria.
Un inizio entusiasmante per me, ma disastroso.
A novembre del primo anno mi sono ammalata e dopo aver subito una lenta ripresa ho provato a rimettermi in carreggiata con gli esami.
Non ce l'ho fatta.
E ho deciso di cambiare.
Mi sono trasferita in una brutta e sperduta università Perchè ho avuto paura di non riuscire a recuperare.
Ho rinunciato al mio sogno solo per non deludere mio padre.
Il secondo anno è stato terribile.
Non avevo, e non ho ancora, un briciolo di fiducia in me stessa.
Dopo aver passato qualche seduta dallo psicologo, che mi aveva diagnosticato una  lieve depressione ( non avevo più voglia di fare niente) sono tornata nella mia vecchia università.
Mio padre non ha mai creduto al mio malessere interiore, mai.
Ha sempre pensato che la mia scarsa riuscita nel percorso universitario dipendesse da una mia mancanza di volontà.
Mio padre non sa quante notti ho pianto Perchè non crede più in me.
Non sa che il fatto che io abbia anni di arretrati lo sento pesare sulle spalle come fosse un macigno enorme.
Nell'ambito scolastico sono sempre stata brillante.
Ho sempre regalato ai miei genitori risultati oltre le loro aspettative, e adesso quando fallisco nello studio non riesco neanche a guardarmi allo specchio.
Mio padre non ha più fiducia in me.
Crede che io ci metterò 10 anni per conseguire la laurea.
Ma io mi voglio impegnare, davvero.
Il mio sogno, se a questo mondo è ancora possibile sognare, è di diventare un famoso avvocato.
Prima o poi spero di riuscire ad avere qualche risultato positivo.
Spero di riuscire a rendere orgoglioso mio padre.
Stasera mi sono sentita umiliata per l'ennesima volta.
Non credo che gli sentirò mai dire che sono una buona figlia.
Non credo che gli sentirò dire che sono motivo d'orgoglio.
Spero che un giorno lo vedrò con gli occhi luccicanti di lacrime, e fiero di me mentre mi cingono il capo con la corona d'alloro.
Vorrei sentirmi ancora una volta la figlia perfetta...

mercoledì 22 agosto 2012

martedì 21 agosto 2012

Una storia senza fine...

Sterne.

Ti ho sognato così tante volte che se solo tu mi avessi sognata
la metà del tempo che l'ho fatto io, sarei stata sempre nei tuoi pensieri.
Ormai è di pensieri che si parla...
Di reale è rimasto ben poco.
E se ci penso, di reale non ho mai visto nulla tra di noi.
Solo un rapporto quasi evanescente.
Di due amici che nascondevano, a fatica, la loro complicità.
Un rapporto fatto di sotterfugi, di bugie.
Un rapporto che abbiamo nascosto al mondo.
Un rapporto che era solo mio e tuo.
Fatto di chiacchiere, e di sguardi infiniti.
Un'amicizia che stento a definire così...
Fatta di tanti pezzi di vita, sparsi qua e là.
Pezzi che abbiamo condiviso.
Quelli erano i nostri momenti.
E sebbene io abbia sprecato molte notti della mia vita con te, non riesco a pentirmente.
Quei momenti mi tormentano.
Quell'elettricità che invadeva la tua macchina e che si poteva quasi avvertire sulla pelle.
Quei momenti in cui ci avvicinavamo e ci sfioravamo con discrezione.
Quei momenti che ora sono solo ricordi.
Ricordi che dovrei rimpiangere amaramente, ma che non riesco a buttare via.

Ricordo l'ultima sera che ho passato in tua compagnia.
E' stata una delle più belle della mia vita.
Tra una chiacchiera ed un sorriso ci siamo detti tante cose.
Poi ci siamo presi a schiaffi, ci siamo stuzzicati, ci siamo guardati dentro e ci siamo capiti.
Che il nostro è sempre stato un rapporto strano, fatto di tanti piccoli istanti e di poche pretese.
Bastava esserci al momento opportuno.
Quello ci bastava.

L'ultima sera nella tua macchina è stata strana.
Giocando come i bambini a chi riesce a sostenere lo sguardo dell'altro.
Che ai tuoi occhi profondi e magnetici non c'è scampo.
Non lasciano neanche il tempo di perdersi.
Ti inghiottono e non ti fanno risalire a galla.
IO mi limitavo a fissarti stranita.
Poi mi sono accoccolata su di te, stremata.
Ho poggiato la testa contro il tuo petto.
E l'ho sentito.
Il tuo cuore batteva fortissimo, quasi voleva esplodere.
E tu parlavi ma io non ti sentivo.
Me ne stavo lì in silenzio e ascoltavo la melodia del tuo cuore.
Ed è stato uno dei momenti più magici che abbiamo passato insieme.

Ora ripenso a quella sera, in cui io mi ero resa conto che tu a me ci tenevi, almeno un pò.
Ma tu quasi per dispetto, quasi a voler smentire quella mia vana convinzione sei sparito.
Sparito dalla mia vita.
Non mi hai più cercata.
E non sai quanto ho sofferto per questo.
Ma ho sopportato e sono andata avanti.
Perchè so che tu sei così...
Prima o poi devi allontanarti.
Prima o poi senti che il nostro rapporto ti va stretto.
Quasi fosse un cappio alla gola.
Ma tu hai contribuito a crearlo, e questo non mi da pace.
Che tu di me hai bisogno, e lo sai, ma quasi mi ricacci per metterti alla prova.
Vuoi dimostrare che senza di me ce la fai lo stesso.
E ci riesci per mesi, solo che poi ritorni.
E quando ritorni io ti riaccolgo a braccia aperte.
E il nostro rapporto cresce.
E io e te ci riavviciniamo... Sempre...
Ma poi te ne vai ancora...
E mi lasci sempre col cuore a brandelli.

Che strana la nostra amicizia...

Mi stai  evitando come fossi un male.
Ma io, caro amico mio, sono convinta che il male te lo stia facendo da solo.
Che dopo quello che ti ha fatto la tua ex il cuore non l'avevi più... e il fatto che batteva con me non sei riuscito a sopportarlo.
Che tu all'amore non credi più, ma in me stavi cominciando a credere troppo.
Che io ero diventata una presenza ingestibile nella tua vita.
E tu sei uno che vuole avere il controllo anche sulle emozioni, e questo non potevi tollerarlo.

Un giorno, se troverò un pò di coraggio, ti chiederò cinque minuti del tuo tempo per avere una spiegazione.
Me ne starò buona buona aspettando una risposta che probabilmente il tuo orgoglio non mi darà.

Che tu parli coi gesti e non con le parole.

Aspetterò quel momento in cui mi darai un segnale.

.....................................................................................................................................................................................

L'altra sera ci siamo rivisti, per la prima  volta dopo mesi.
E mi sei sembrato uguale a sempre, ma anche diverso.

Vorrei solo averti ancora nella mia vita.
Vorrei sapere che ci sarai.
Che mi guarderai ancora.
Che mi abbraccerai ancora.
Che avremo ancora cose da raccontarci.
Che ci saranno ancora notti da passare in bianco a parlare.
Che ci sarai.

Ho bisogno di sapere perchè non ci sei stato.
Perchè mi hai allontanata.
Perchè mi hai caccaita fuori dalla tua vita.



Pensare al battito del tuo cuore, stasera, mi lacera.

martedì 14 agosto 2012

...Più si cambia, più è la stessa cosa...

Soul


...Plus ça change, plus c'est la même chose...

Recita un proverbio francese, a sottolineare l'ironia e l'immobilismo che si nasconde, al di là delle apparenze, in tante situazioni e nella stessa natura umana...

Decisione... indecisione...

Beautiful


"La decisione è un coltello affilato che taglia netto e dritto e l'indecisione è un coltello senza filo che lacera, strappa e lascia margini slabbrati..."

lunedì 13 agosto 2012

"L'amore" non va in vacanza, io si!!


Ed eccomi qui!! Finalmente sono ritornata su blogger!!
Mi era mancato il mio spazio virtuale...
Vorrei solo dire, a mia discolpa, che ho avuto un buon motivo per abbandonare il pc: sono andata in vacanza!! :)
Inutile dire che è stata troppo, ma troppo breve.
La cosa che mi consola è che è stata intensa!!
Ad ogni modo, quello che mi porto dietro grazie a questa vacanza è non solo un bagaglio di emozioni indescrivibili (ho visto posti meravigliosi e fatto cose altrettanto meravigliose) , ma porto con me anche il ricordo di una conoscenza...
Mettetevi comodi che inizia il racconto.

La mia vacanza è stata una vacanza sognata e sofferta.
Una vacanza quasi impossibilie da realizzare.
Azzardata, ma riuscita benissimo.
Prenotiamo, appena qualche giorno prima della partenza, per la sicilia.
Terra magnifica!!!
Facciamo le valigie e ci imbarchiamo.
La traversata con la nave dura una nottata.
Una cosa terribile, resa però bellissima dall'incontro con alcuni ragazzi dell'equipaggio.
Scherziamo, ridiamo, e ci divertiamo parecchio insieme; così tanto che le ore volano in fretta e siamo costretti a separarci presto.
Fortuna che l'equipaggio viene cambiato dopo alcuni mesi e non dopo una sola traversata, e così al ritorno ci ritroviamo.

La conoscenza in questione l'ho fatta sulla nave.
Il ragazzo è un membro dell'equipaggio.
Viene dalla campania.
Il classico ragazzo che più che bello (ma vi assicuro che non era niente male) è simpatico da morire.
Uno di quelli che si mette in discussione, e  punta su se stesso perchè conosce le proprie qualità.
Uno che con qualche gioco di parole riesce proprio a stordirti e a farti perdere.
Una bella persona, dunque, alla quale purtroppo non ho dato possibilità.
Abbiamo solo condiviso una bella chiacchierata e niente di più, ahimè!!!

Saliamo sulla nave e a denti stretti guardiamo il paesaggio notturno di Palermo farsi sempre più lontano.
Stiamo per tornare a casa.
Dopo qualche giro all'interno della nave incontriamo i nostri "amici" dell'equipaggio e ci intratteniamo con loro.
"Lui" è lì che parla e sorride.
Una persona che non ride solo con i denti ma anche con gli occhi e col viso.
Mi affascina.

Ci distacchiamo dalle mie amiche e dai sui e cominciamo a parlare.
Lui mi chiede della mia vita, dei miei amori passati.
Mi parla di sè e mi ascolta interessato, come se gli importasse davvero di sentire le storie che ha da propinargli una sconosciuta.
Mi fa complimenti, sul mio modo di essere e sul mio modo di fare.
Mi dice che sono bella.
Ma è difficile credergli dato che quella sera ero in condizioni pietose (mi ero imbarcata dopo una notte in bianco e tante ore di viaggio alle spalle).
La mia autostima cresce e il mio ego ringrazia.
Si sofferma a chiedere della mia ultima storia e mi da la sua opinione.
Abbastanza dura, ma giusta.
Mi chiede della mia vacanza, dei flirt estivi.
E io come una stupida rispondo che dopo il mio ex non c'è stato più nessuno.
Avrei potuto vantarmi delle mie doti seduttive.
Avrei potuto vantarmi di essere una gran conquistatrice.
Avrei potuto, lo ammetto, ma mi sono limitata ad essere sincera.
Così ho esordito con un: "io un pò lo penso ancora, lui si fa sentire ed è come se mi tenesse legata a lui, anche se so che non stiamo insieme".
Ed ecco la mia vena patetica che va alla carica.
Ma lui non mostra la minima crudeltà per la mia frasetta stupida.
Accenna un sorriso e si avvicina.
Mi dice che è normale dopo due anni, dopo aver tenuto tanto ad una persona. Che non sempre si riesce a ricominciare in fretta, ma che bisogna sbloccarsi perchè la vita va avanti.
Mi dice che anche lui ha avuto varie storie importanti, ma che si è lasciato le persone alle spalle quando le cose non funzionavano.
Che io dovrei fare lo stesso, perchè le incompatibilità di carattere possono esserci, ma una donna non può essere privata di certe attenzioni.
E se la mia storia è finita per quello è una cosa che io non dovrei più tollerare da nessuno.

Mi chiede di fare un giro della nave, ma io rifiuto.
So che andrebbe a finire con noi due che facciamo qualcosa che io non voglio fare.
Perchè di chimica tra di noi ce n'è parecchia.
Ne percepisco perfino l'odore...
Ma lasciarmi andare la sento una cosa affrettata, anche se lo vorrei parecchio.
E rifiuto le sue avances.
E me ne pento.

Passiamo il resto della serata in compagnia, con lui che ogni tanto si avvicina e mi abbraccia.
E io lo lascio fare.
Mi sono mancati troppo quei gesti per poterli rifiutare.
Così penso che questo tipo mi piace, ma non riesco proprio a sbloccarmi.

Lui mi promette di venirmi a trovare in paese, una volta finito il suo periodo di lavoro sulla nave.
Che alla fine non siamo poi così distanti.
Ci separa solo un'ora di macchina.
Ci scambiamo il numero.
E mi lascia con la frase: " appena scendo verrò a trovarti, dovunque tu sia".

Finisco la vacanza col sorriso, così come l'avevo cominciata.

Qualche squillo, qualche messaggio.
E intanto a lui ci penso.
Ci penso parecchio.
Penso che mi piacerebbe rivederlo.
Che non era poi così sbagliato lasciarsi andare.
Che anche se io e il mio ex ci sentiamo non stiamo più insieme.
E non posso sentirmi legata a lui per sempre.
Che sono io a permettergli di condizionarmi la vita anche ora che sono single.

La testa è confusa.
Penso parecchio.
Mi sono sentita così legata al mio ex da non riuscire a fare nulla in vacanza, ma è bastato aver incontrato una persona che mi ha colpito per dimenticare, forse, le briciole del "nostro" legame.

E' così assurdo.

Ora il mio ex è in vacanza.
Appena torna dovremmo vederci per parlare.
Io però penso al tipo della nave.
Penso che lo voglio rivedere.
Non so neanche perchè.

Non so come si possa restare invaghiti di una persona che si conosce così poco, o meglio, che non si conosce affatto...

Sento solo che ho voglia di sentirmi bene con me stessa.
Di essere "amata" senza impegno.
Di avere la testa leggera.
Di non voler caricare il mio cuore di altre pene.

Non voglio responsabilità ora nè turbamenti.
Voglio solo andare avanti con la mia vita.

E ripartire...
Partendo da me!!

giovedì 26 luglio 2012

Ormai non l'amo più...

Miss you




"Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora. È così breve l'amore e così lungo l'oblio".

Emarginata(MENTE)

The Secret Lives of Gummi Bears



Ultimamente ho come l'impressione che quello che sono non basti più.
Che da me stessa dovrei pretendere altro, perchè quello che sono diventata non mi soddisfa per niente.
Ho come degli alti e bassi.
Una volta ammiro me stessa per le mie scelte, e per il coraggio che sto dimostrando nell'affrontare alcune brutte situazioni...
Altre volte mi odio... perchè potrei fare di meglio. 
Perchè sbaglio.
Perchè reagisco come una bambina.
Perchè piango invece di prendere in mano la situazione.
Perchè tutto il tempo che spreco a disperarmi lo potrei impiegare ad agire.
Ma che volete, disperarsi è troppo facile per non farlo.

Così capita che mi isolo dal mondo.
Non importa quante persone ci siano, esisto solo io.
E i miei pensieri.

E loro mi soffocano.
Mi annebbiano la mente.
Mi paralizzano.

E più cerco di reprimerli, più loro diventano forti.
Non importa quanti sforzi io faccia.
Ritornano e si manifestano con violenza.
E sono costretta a scontrarmi con loro.
E con la mia insoddisfazione...

E vedo gli altri che si divertono, e io sono lì che li osservo.
E non riesco a divertirmi.

Mi chiedo cosa ci sia in me di sbagliato.
Vorrei essere diversa.
Vorrei essere uguale agli altri.
Ridere senza preoccupazioni.
Senza aspettare per forza un motivo valido.
Vorrei farmi trasportare dal momento.
Gioire con gli amici...
Vorrei lasciarmi andare invece di pensare sempre che è tutto sbagliato.
Che le persone non sono giuste.
Che non è giusta la serata.

Ma credo che sia io a non essere giusta.
Almeno adesso.

Spero che questo momento passi presto.
Sono stufa di vedere la vita da occhi che non sembrano più neanche i miei.

Non mi riconosco più...

Mi sento sola.
Mi sento incapace di provare emozioni.
Mi sento insensibile.
Mi sento frivola.
Mi sento invisibile.
Mi sento irritante.
Mi sento inadeguata.
Mi sento scoraggiata.
Mi sento stanca.
Mi sento abbandonata.
Mi sento debole.

Mi sento emarginata...

Rivoglio la vecchia me!!!

mercoledì 25 luglio 2012

Accadono cose...

Daydreaming

"Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde".

martedì 24 luglio 2012

Il pianista (Parte 2)


Occhi negli occhi.
E sembra di guardarsi da un'eternità.
Brividi...

Il mio corpo, immobile nella sabbia, fa da ostacolo al vento che soffia dal mare.
Mi sembra quasi di percepire tutti i granelli di sabbia che si sollevano, liberi, dalla spiaggia.
La sua figura, immobile e perfetta, risplende alla luce quasi fosse una statua di marmo.
Solenne, ma non così maestosa da incutere paura.
Dolce.

E continuo a guardarlo.
Mi sembra di non saper fare altro.
In questo momento i miei occhi esistono solo per lui.

Lo vedo indietreggiare e in un attimo scompare dalla mia visuale.
Mi muovo in direzione della casa.
Mi fermo.
A pochi metri una piccola scala conduce alla porta d'ingresso.
Una porta bianca, di legno laccato si spalanca difronte a me.
Lui è sull'uscio.


<<Posso aiutarti??>> sussurra lentamente.
<<Cosa??>> la mia voce trema.
<<Hai l'aria di una che si è persa>> e sorride, <<allora, posso esserti d'aiuto?>>
<<Grazie, ma non mi sono persa>> rispondo un pò impacciata, << stavo passeggiando>>.
Lui continua a sorridere e piano piano si muove verso di me.
Scende i piccoli gradini della scala che porta dall'ingresso alla spiaggia.
Si ferma.

Un ragazzo alto mi si para davanti.
Il fisico asciutto ma non esile passa in secondo piano rispetto alla perfezione del viso.

I lineamenti del viso delicati ma non eccessivamente, quel tanto che basta per non farlo sembrare troppo rude.
Due occhi grandi, verdi, luminosi e profondi sono focalizzati su di me. Mi sembra quasi che la mia figura si rifletta al loro interno.
Un sorriso ampio mostra denti bianchi e perfetti.

<<Per essere una che ha solo passeggiato sembri piuttosto affaticata, posso offrirti un bicchiere d'acqua?>> dice in maniera melodiosa senza distogliere lo sguardo dal mio.

-Affaticata? Sembro affaticata? Oddio, la corsa!! Devo avere un aspetto orrendo... -

La mia mano si muove in direzione della fronte. Mi asciugo qualche goccia di sudore.
Non so che rispondere.
Panico.
Lui si accorge della mia agitazione.

<<Ti chiedo scusa, non volevo metterti in difficoltà>>

Penso in fretta e decido di rompere il silenzio.
<<Scusami tu, a dire il vero gradirei volentieri un pò d'acqua>> e accenno un sorriso, <<sai, più che camminato ho fatto una corsetta>>.
<<Bene!>> replica lui, <<allora seguimi>> e mi porge una mano.


-No, no, questo non è vero. Non può avermi chiesto di entrare. Non è possibile! Pensa Serena, pensa! Ci dev'essere un modo garbato per rifiutare il suo invito. In fin dei conti non lo conosci, sarebbe rischioso entrare in casa di uno sconosciuto. Oh, che situazione!-

Mi guardo i piedi nudi.
Ci sono!!!
<< Oh, sei gentile, davvero. Ma ho i piedi tutti sporchi e non credo sia il caso di imbrattarti casa>> dico lentamente.
Lui percepisce il mio imbarazzo.
<<Mettiti comoda sulle scale allora, ti raggiungo subito col bicchiere d'acqua>> e sorride ancora.
Gli risulta così semplice sorridere.
Ed è meraviglioso.

Anche io vorrei riuscire a sorridere con facilità, senza per forza aver bisogno di un motivo preciso, ma non ci riesco più.
Sarà che la vita mi ha messa a dura prova.
Che a volte il sorriso mi è stato strappato con la forza.
Sarà che ho paura di essere felice.
Sarà...


<<Grazie>> è tutto quello che riesce ad uscire dalla mia bocca.

Apre la porta di casa ed entra.
Mi volto per guardare all'interno dell'abitazione.
Riesco a vedere solo un divano in tessuto, arancione come le tende, e un tavolinetto in legno chiaro.
Sul tavolo c'è un piccolo vaso con dei girasoli.
Sembra un ingresso ben illuminato, e forse questo effetto dipende anche dalla tinta dei muri, un giallo pallidissimo. Ma quello che colpisce di più dei muri è che sono spogli. 
C'è solo un grande quadro, alle spalle del divano, che ritrae una donna affianco ad una barca blu.
Il quadro sembra dipinto a mano.
La donna è in piedi, indossa un vestito lungo e bianco e sorride appoggiando parte del corpo alla barca, che si trova arenata sulla spiaggia. Alle spalle il mare fa da sfondo.
L'armonia che c'è nel dipinto la si carpisce guardandolo.

Dopo qualche minuto lui arriva. 
In mano ha un grande bicchiere di vetro.
Me lo porge.
<<Ecco la tua acqua>> esclama.
Si siede accanto a me sui gradini.
Prendo il bicchiere, << grazie mille>> aggiungo.
Bevo a piccoli sorsi, l'acqua è molto fredda.
<<Io sono Daniel, non ci siamo ancora presentati>> mi porge la mano destra, sorridendo.
<<Hai ragione, io sono Serena>> e accompagno la frase porgendogli la mano a mia volta.
<<Allora Serena, come mai correvi tutta sola, di notte, sulla spiaggia?>>.
Do un'occhiata alle bollicine che salgono a galla dal mio bicchiere, poi ritorno a guardarlo.
<<Beh, ero in cerca d'ispirazione e ho pensato di trovarla passeggiando. Mentre camminavo però ho sentito la tua musica, e ho corso seguendo le note del pianoforte. Ed eccomi qui>>.
<<In cerca d'ispirazione?>>, mi chiede.
<<Si>> rispondo, <<sono una scrittrice>>.
<<Una scrittrice. Dev'essere meraviglioso creare una storia dal nulla>>.
<<Beh, diciamo che non creo dal nulla, do forma ai miei pensieri>> sorrido, << e tu invece?>> chiedo un pò esitante, << tu cosa fai nella vita?>>.
<<Sono un pianista>> , dice dolcemente.
<<La canzone che ho sentito era straordinaria. Anzi, straordinaria è dire poco. Mi ha commossa>>.
<<Ti ringrazio, sono felice che hai apprezzato>>, abbozza un sorriso nostalgico.
<<Io non m'intendo di musica classica. Ma è bella davvero. Cos'è, Chopin? >>.
Lui ride.
Faccio una smorfia per mostrargli la mia perplessità.
<<A dire il vero l'ho scritta io. Ma ti ringrazio per avermi paragonato a Chopin>> sorride.
Le guance si colorano di rosso.
Quasi vorrei scomparire.
<<E' stupenda. Davvero. E' emozionante. Qualsiasi cosa ti abbia spinto a scriverla si percepisce. E' come se stessi componendo un messaggio piagiando i tasti del piano. Non so spiegarti>>.
La nostalgia e la tristezza compaiono sul suo volto perfetto, senza imbruttirlo.
<<Ah si?! E che messaggio hai carpito?>>.
<<Beh, io non so di preciso. Cioè... Mi è sembrato un messaggio d'amore>>, lo guardo imbarazzata ed agitata con la coda dell'occhio.
<<D'amore...>> ripete scandendo bene le parole, <<Amavo molto la persona per la quale ho scritto la canzone>>.
<<Amavi?! Vi siete lasciati?>> chiedo incuriosita.
<<Non ci siamo lasciati. Me l'hanno portata via...>, i suoi occhi brillano.
<<Mi dispiace, davvero. E' terribile quando ti portano via qualcuno che ami. Ma non hai provato a fare qualcosa per riaverla indietro?>>.
Mi guarda con gli occhi spenti.
<<Non potevo riaverla indietro. Non più...>>.
Lo guardo disorientata.
<<Vedi, tu hai ragione dicendo che me l'ha portata via qualcuno. Ma quel qualcuno non me la può più restituire. Maledico e prego quel Qualcuno ogni notte per quello che ha fatto. Ma è inutile. Non posso più riaverla...>> , si passa una mano fra i capelli castani.
<<Vedi, quando quel Qualcuno si chiama Dio c'è poco da fare...>>, mi guarda disperato.
Il cuore si ferma. Il respiro si blocca.
Resto incredula a guardarlo, mentre sembra voler gettare fuori tutta la sua amarezza.
Resto in silenzio in attesa che ricominci a parlare.
Prende un bel respiro e ricomincia a parlare.
<<Forse una storia triste non è il genere d'ispirazione che cerchi>>, abbozza un sorriso.
<<Sono qui per ascoltarti...>>, lo rassicuro.
<<E' una storia un pò lunga>>, mi dice quasi a volermi scoraggiare.
<<Ho tutto il tempo che vuoi>>.
Finisco l'acqua, poso il bicchiere accanto a me sul gradino e mi appresto a sentire la sua storia...


*SE HAI PERSO LA PRIMA PARTE CLICCA QUI:Il pianista (parte 1) *

ED ECCO A VOI LA SECONDA PARTE DEL RACCONTO!! :) CONTO DI TERMINARLO A BREVE.. :) SPERO CHE VI PIACCIA!! :*

martedì 17 luglio 2012

Hai trovato il modo per non lasciarmi andare...



E io non capisco, davvero.
Era tutto finito.
Tu non mi volevi più e io convivevo con quest'idea.
L'idea che tu non ti sentissi all'altezza della nostra storia.
Perchè la nostra era una storia importante e tu non riuscivi più a gestirla.
E io, in questi mesi mi ero abituata.
Dopo aver pianto tutte le notti, di nascosto, perchè questo è quello che si fa per sembrare forte...
Dopo aver pregato Dio di ridarmi la mia vecchia vita, quella insieme a te...
Dopo averti maledetto per avermi abbandonata a me stessa...
Dopo aver creduto che per me non ci sarebbe stato nessun altro...
Dopo aver raggiunto il fondo del baratro...

IO MI ERO RIALZATA!!!

Ce l'avevo fatta davvero.
Avevo accettato la mia vita senza di te.
Perchè ero entrata nell'ottica che eravamo troppo diversi, e sarebbe finita comunque.
Non ti avevo più cercato.
Ti avevo ignorato.
Ti avevo cancellato dai miei pensieri.
Dal mio telefono.
Dalla mia vita...

E dopo 3 mesi e mezzo sei tornato.
Il mio cellulare mi notifica un messaggio.
Un numero che non conosco.
Poi leggo.
La firma corrisponde al tuo nome.
Il cuore si sbriciola.
Non posso crederci che mi hai fatto questo.
Che sei ritornato chiedendomi scusa.
Declamando a gran voce la tua colpevolezza.
Scusandoti e piangendo lacrime amare per avermi perso.
Perchè tu mi ami ancora.
E io leggo il messaggio, ma non ho neanche la forza di piangere.
Perchè tu le mie lacrime le hai consumate tutte.
Che per te ho pianto sempre, anche quando mi rendevi felice.
Delusa.
Amareggiata.
Triste.
E' così che mi sento leggendo il tuo messaggio.
Perchè io a noi due ho pensato tanto.
Eri tu che non mi pensavi più.

E adesso?!
Adesso che mi ero rimessa in carreggiata...
Adesso che avevo ripreso in mano la mia vita...
Adesso sei tornato!!
Ma io lo so, lo so che non sei tornato per restare.
Lo so che te ne andrai di nuovo.
Perchè non ci riesci a starmi accanto.

Poi ci siamo visti.
E hai detto che ti mancavo.
E io ti vedevo sincero.
E ti ascoltavo mentre le tue parole mi tagliavano il cuore a brandelli.
Ma non ti guardavo.
Perchè non ce la facevo a incrociare il tuo sguardo.
Eppure ti ascoltavo.

Adesso ti odio.
Tu che da me sei fuggito lontano...
Hai trovato il modo per non lasciarmi andare...

domenica 8 luglio 2012

Il pianista (Parte 1)


L'odore di mare si fa strada tra i miei sensi, mentre in cielo le stelle si mescolano a piccole cascate di fuoco colorato, che scoppiano in aria e illuminano la notte.
Le onde si infrangono, lente e instancabili, sulla battigia.
La brezza mi accarezza la pelle bianca e soffia leggera tra i capelli.
Lascio scivolare i piedi fra la sabbia umida.
Lentamente procedo, senza meta.
Sola.

Com'è calmo il mare in questa sera d'estate.
Ispira pace e serenità.
Ti fa venire voglia di restare qui per sempre.
Spettatrice di uno scenario perfetto e incantato.

I fuochi d'artificio continuano a brillare in lontananza.
Il loro colore si riflette sul mare piatto come una tavola.
Alzo la testa per guardarli, e vedo esplodere l'ultimo colpo di luce.
Il cielo ritorna nero, sporcato solo dal fumo dei fuochi che il vento sta procedendo a diradare.

Il rumore del mare accompagna la mia camminata solitaria.
Mi sento patetica.
Perfino la luna, che fa capolino dalle nuvole di fumo, ride di me.
Si prende gioco del fatto che cammino da sola, mentre lei giace lì immobile in compagnia delle stelle.
-"Beh, mia cara luna, tu che mi guardi da là su e ti burli della mia solitudine, osservandomi mi fai compagnia.
Rendi meno triste questo mio vagare". -

All'improvviso alle onde del mare si aggiunge una nuova musica, dolce e lontana.
Cammino seguendo le note che si diffondono nell'aria. 
I piedi sguazzano nella spuma marina. 
È una musica sconosciuta e anche familiare.
Comincio a correre.
Voglio raggiungerla in fretta.
Sembra la musica di un pianoforte.
Lenta e impetuosa allo stesso tempo.
Una melodia sconvolgente.
Corro a più non posso.
Le note si fanno sempre più forti.
Poi i miei piedi si arrestano all'improvviso.
Eccomi, ferma difronte ad una casa.
La musica esce da una finestra molto ampia e illuminata, oscurata da una tenda arancione.


La finestra si trova incastonata in un muro giallo.
Riesco a vedere che si trova al primo livello di una casa a due piani.
La casa è distante almeno cinquanta metri da me.


Sono senza fiato.
Il cuore mi batte all'impazzata.
Ma non è colpa della corsa.
La mia mente è preda di quelle dolci note.
Una melodia nostalgica.
Sembra quasi il grido disperato di un innamorato che reclama il suo amore perduto.
E sono immobile, i piedi nell'acqua e gli occhi fissi a quella finestra.
Le mani strette al petto, quasi a voler impedire materialmente che il cuore esploda.
La mia mente comincia a vagare, e a dare immagini e parole a quelle dolci note tormentate.

Qualche goccia salata cade dai miei occhi e si mescola insieme al mare.
E non mi accorgo di piangere fin quando una lacrima cade sulla mano.
Rapita, totalmente rapita da quelle note che sembrano parlare di me.

-"Oh luna, deridi anche le mie lacrime se vuoi, tu che fredda osservi tutto dall'alto del tuo cielo.
Ma questa volta sono io a provare pena per te, per te che non puoi sentire le note di questa melodia.
Oh luna, se solo tu potessi ascoltarle ti assoceresti al mio pianto". -

Mi asciugo le lacrime.
La musica finisce all'improvviso.
Il cuore continua a battere forte.
Faccio qualche passo in avanti, sulla spiaggia, e mi fermo ancora.
Aspetto che il pianoforte torni a suonare.

Non succede niente.

Il mare ritorna ad essere l'unico musicista.
Chiudo gli occhi, tentando di far affiorare le note nella mia mente.
Le mani strette al petto, questa volta in segno di preghiera.
Torno a guardare la finestra.

Una sagoma colora la tenda di nero.
Ho un sussulto.
Indietreggio di qualche passo.
La tenda si sposta.

Gli occhi fissi su di me.
Vorrei fuggire lontano, ma i piedi sono bloccati nella sabbia.
Gli occhi fissi su di lui.

-"Oh luna, cosa devo fare?!"-

Mi sposto lentamente, per cambiare prospettiva.
I piedi si muovono spinti dal panico.
All'improvviso mi fermo.

Il suo volto illuminato dalla luce lunare.
Bellissimo, mi fissa.
Sembra non essere turbato dalla mia presenza.
Poi mi sorride con dolcezza, come se fosse abituato a quel gesto.
Il cuore sobbalza e a quel punto capisco.

E' il pianista...

*SE VUOI SAPERE COME CONTINUA LEGGI LA SECONDA PARTE:Il pianista (parte 2) *

Questo breve "racconto" è solo il frutto della mia fantasia e non di qualcosa realmente accaduto.
Ascoltando "A river flows in you" di Yiruma, la mia testa ha cominciato a vagare.
Mi sono emozionata nel sentire quelle note e ho trovato l'ispirazione per scrivere.
Spero di avere tempo per continuare la storia e spero che questa prima parte vi piaccia. :)
Un bacione!!

venerdì 6 luglio 2012

Essere stronza!

Stasera, mie care signore, sono stata protagonista di un discorso a dir poco comico.
Stavo battibeccando con un ragazzo, uno che frequenta la mia università e che conosco da un pò di tempo.
All'improvviso sono volate parole non proprio da gentiluomo.
Mi ha detto che sono acida, antipatica, che lo tratto in maniera fredda e distaccata, che sono poco gentile. Insomma, mi ha dipinta come una vera e propria arpia.
E alla mia domanda: "ma allora cosa ci parli a fare con una come me?!" lui ha risposto: "con una di quelle oche accondiscendenti sarebbe troppo semplice, voglio una persona che sappia tenermi testa!!".
Beh, il paradosso è palesemente ridicolo.
Quello che non sopporta di me lo "affascina da morire". CIT. Sua
Sono rimasta di sasso.
Io questo ragazzo lo tratto freddamente perchè non mi piace... E lui che fa?! Mi viene dietro?!
Cosa c'è di sbagliato nel cervello umano?!
Rifiutare una persona è più potente che amarla e pendere dalle sue labbra...
Basta un no a far scattare in noi l'istinto di "competizione".
Quando ci sentiamo rifiutati o scappiamo a mille chilometri di distanza dalla persona che ci ha "snobbate", oppure cominciamo a ragionare in questo modo: "ah si?! Non ti interesso?! Beh, ti farò cambiare idea"
Il mio compagno di università è uno di questi, uno che in me vede una "possibile storia".
Ma perchè dato che lo tratto tutt'altro che bene?!
L'indifferenza intriga.
Genera curiosità.
Ti chiedi perché la persona che hai difronte si comporta come se non le importasse nulla di te. Perchè agisce come se non ci fosse un problema nel perderti.
Alla fine concludi che non sai perchè vieni trattato male.
Ma questa cosa ti spiazza e incuriosisce.
Perchè difronte hai una persona che non ha paura di contraddire gli altri Solo per non creare discussioni inutili.
La persona che hai davanti sa qual è il proprio valore.
Per cui, quando una cosa non va bene , parla invece di stare in silenzio.
Ha un cervello e lo fa funzionare.
Non ha paura che le sue idee vadano in contrasto con le altre.
Semplicemente crede in ciò che dice e lo difende.
E se la fa stare bene rifiutare qualsiasi cosa, lo fa senza troppi complimenti nè pentimenti.
Ma, badate bene, io non sono per niente scontrosa. Anzi...
È solo che questo ragazzo non mi piace, e trattarlo in maniera non molto calorosa mi esce spontaneo. Rifiutare le sue avance non è una tattica. Semplicemente non mi interessa.
E poi, ormai, ho capito che non voglio più piegarmi al volere degli altri.
Non voglio più farmi calpestare.
E questo si è trasformato nel mettere me stessa e il mio bene al centro del mondo.
Ovvio che nel mio mondo rientrano tante altre persone che reputo importanti.
Ma i ragazzi, specialmente se conosciuti da poco, occupano un posto inferiore rispetto a me ed ai miei ideali.
La conclusione della mia storia "ducet".
Il mio ragazzo aveva tutto da me, amore, sacrifici, tutto.
E quel tutto non gli ha comunque impedito di lasciarmi.
Questo mi ha fatto riflettere parecchio.
Su me stessa, sui miei desideri.
Sulla mia vita.
Sembra che la "nuova me", quella che, per citare qualcun altro, è diventata più stronza piaccia.
Ma sapete una cosa?! Se essere considerata stronza è il prezzo per farsi valere in questo mondo, allora sono pronta a correre il rischio di diventare una GRANDE STRONZA!!!

mercoledì 13 giugno 2012

Scappare...


A volte sento l'esigenza estrema di andare via, lontano.
Di rifugiarmi in un posto sperduto.
Di non tornare più.
Perchè quando hai un problema o semplicemente un pensiero che ti tormenta senza lasciarti neanche il tempo di respirare, una delle soluzioni che ti vengono in mente è la fuga.
Una soluzione, certo!! 
La più semplice, la più indolore... 
Ma non la più efficace, e neanche la più giusta.

IO non sono mai stata una che scappa, mi sono sempre considerata una condottiera.
Una che si rimbocca le maniche e va alla ricerca della giusta soluzione.
Una che ha affrontato così tanti casini nella vita che adesso è piena di graffi e cicatrici.
Una che ha vissuto davvero.

Ultimamente però sono presa da così tante cose che la mia parte codarda sta prevalendo.
Mi sento troppo debole per infilare i guantoni, e così preferisco uscire dal ring.

Mi viene voglia di fare i bagagli, e chi si è visto si è visto!!

Perchè spesso è difficile combattere i propri fantasmi, soprattutto se 
si presentano tutti contemporaneamente.
E ti senti sommerso. 
Privo di energie.
Privo di forza di volontà.
Vuoto.

Ho paura.
Paura che per quanti sforzi io faccia, questa volta non riuscirò a risolvere i miei problemi.
E allora mi passa la voglia di sforzarmi, e di combattere.

Quindi provo ad  ignorare la situazione che mi causa disagio. 
Sperando che prima o poi le cose vadano a posto da sole.

Ma nella vita nessuno ti regala niente, devi sudare per guadagnarti anche la vittoria 
più banale e scontata.
Pensare che i problemi non esistano non li fa scomparire davvero.
Perchè loro restano lì, ti aspettano.
E poi si ripresentano quando meno te lo aspetti.
Finisci per sbatterci contro e non essere preparato all'impatto.

Quindi, a cosa serve davvero scappare?!

A niente di buono...
Bisognerebbe provare ad armarsi di una briciola di coraggio, di una briciola di follia 
e decidere di restare.
Di affrontare la situazione.
Di combattere.
Di incassare i colpi, di cadere a terra e di provare a rialzarsi.
Perchè alla fine, nessuno sforzo è mai vano.

La realtà resta lì, anche se non vogliamo, anche se ci rifiutiamo di accettarlo.
Niente cambia se non siamo noi a farlo cambiare.

Quindi, per quanto mi riguarda, credo proprio che riprenderò i miei vecchi guantoni lacerati.

Bene vita, diamo inizio al primo round!!!